Articolo

Recensione di Francisco Mele per “Il Delfino”

“Il comportamento prosociale. Aspetti individuali, familiari e sociali”.

di Gian Vittorio Caprara e Silvia Bonino

Erickson, Gardolo (TN) 2006


Il libro è un manuale scritto a più mani e curato dai professori Gian Vittorio Caprara e Silvia Bonino. Esso affronta il tema del comportamento prosociale da più prospettive “partendo - scrive Caprara - dal presupposto che si tratta di una fondamentale modalità di interazione sociale, spesso sottovalutata, confusa o sovrapposta con l’altruismo, e in cui entrano in gioco condizionamenti sociali, convinzioni morali, abilità, emozioni” .
Attraverso alcuni interrogativi, Caprara costruisce un filo conduttore per tale manuale; “Ci si domanda, innanzitutto – egli scrive - se è vero che il fare del bene fa bene e, quindi, come assicurarne la continuità e come, possibilmente, moltiplicarne le occasioni.” Egli si domanda se è possibile “veramente amare il proprio prossimo come e più di se stessi” o “perché alcuni sono più inclini di altri a venire in soccorso del proprio prossimo”. Domanda fondamentale risulta poi come promuovere la propensione a “fare del bene”.

Risulta interessante constatare come i concetti sulla Carità vengano formulati dai vari autori i cui scritti sono stati riuniti nel volume in chiave scientifica. Essi non fanno riferimento alla Bibbia, ma – secondo il nostro avviso - i temi affrontati sono gli stessi che hanno avuto una risposta in chiave etica e morale nel Levitico o nel Vangelo

Nel suo saggio Caprara distingue fra altruismo e prosocialità; secondo l’Autore “l’altruismo inteso come amore incondizionato per il prossimo appartiene alla sfera dei sentimenti, dei motivi e dei valori che orientano la persona a desiderare il bene altrui, anche a costo di sacrificare il proprio. Si tratta di un sentire a favore dell’altro”. In un altro passo del saggio egli sostiene che “la prosocialità intesa a far ricorso ad azioni che si contraddistinguono per gli effetti benefici che producono negli altri, appartiene invece alla sfera delle abitudini, delle pratiche, delle modalità abituali di interazione sociale”: a questo proposito l’Autore afferma che i propositi altruistici non sempre si traducono in condotte prosociali efficaci.

Secondo una nostra riflessione, l’analisi degli aspetti psicologici del comportamento prosociale costituisce in termini althusseriani una rottura epistemologica nei confronti di una psicologia tendente a far risaltare gli aspetti psicopatologici del carattere umano; rintracciare le basi biopsicosociali e la genesi dei comportamenti altruistici, della cura dell’altro, di azioni eroiche, della simpatia, dell’empatia, dell’autoefficacia personale, contribuisce alla costruzione di un progetto educativo dell’uomo in tutte le sue fasi evolutive, utile a studenti e a docenti, a genitori e a tutti gli educatori in genere.

In sintesi, il comportamento prosociale non può essere ridotto ad un’azione “buonista”, ma si deve considerare che una persona può realizzare un’azione buona per motivi diversi; un soggetto realizza un’azione considerata buona perché è alla ricerca dell’approvazione degli altri o la compie per convinzioni personali; si tratta in questi casi di azioni che prescindono dell’interesse da parte del soggetto di aspettarsi di ricevere qualcosa in cambio. Il concetto di prosocialità non solo tiene in considerazione gli aspetti cognitivi del comportamento prosociale, ma comprende anche gli aspetti affettivi del comportamento prosociale.
Uno sguardo sull’indice ci permette di capire le differenti prospettive con cui viene trattato il comportamento prosociale. Il professor Caprara distingue il “comportamento prosociale e prosocialità”, la professoressa Bonino scrive sul “contagio, empatia e comprotamento prosociale”; il capitolo su “La misura della prosocialità” è stato affidato a Marinella Paciello, Giovanni Maria Vecchio e Silvia Pepe; Michele Vecchione e Laura Picconi hanno sviluppato “Le differenze di età e di genere nella condotta prosociale”; Claudio Barbanelli e Roberta Fida “Personalità e prosocialità”; Cristina Capanna e Michele Vecchione “Valori e prosocialità”; “Gli stili educativi e condotta prosociale” sono stati elaborati dagli esperti dell’Universitat de Valencia Vicenta Mestre, Ana M Tur, Paula Samper, M. José Nàcher e M. Teresa Cortés; riguardo al “Successo scolastico e comportamento prosociale” esso è stato affrontato da Maria Gerbino e Marinella Paciello; il tema “Educare alla prosocialità nella scuola secondaria” è stato affidato a Elena Cattelino, Emanuela Calandri, Tatiana Begotti e Gabriella Borca e per ultimo, dell’aspetto del benessere dell’individuo si sono occupati Patrizia Steca e Mariagiovanna Caprara nel capitolo “Prosocialità e benessere individuale nell’arco di vita”.
Concetta Pastorelli, Giovanni Maria Vecchio, collaboratori del CeIS con i quali si è sviluppata un’attività già consolidata da anni, soprattutto per quanto riguarda l’attività di prevenzione nelle scuole, hanno elaborato, insieme a Carlo Tramontano, il capitolo “Empatia, ragionamento morale e prosocialità”.
E’ da mettere in risalto il lavoro della curatrice Silvia Bonino, già Professore ordinario di Psicologia a Torino e attuale vicepresidente dell’Associazione Italiana di Psicologia. In special modo risulta determinante il contributo di Gian Vittorio Caprara che è stato capace integrare con efficacia gli apporti di studiosi di diverse università e culture, fra il mondo anglossassone e il mondo latino, quello americano e quello europeo; ciò è stato possibile grazie alla sua esperienza in campo internazionale sia come già presidente della European Association of Personality Psychology sia come titolare dell’attuale incarico di direttore del Centro Interuniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo Sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisocial (CIRMPA) che è diventato un eccellente Polo di Ricerca in campo delle Scienze Umane per il livello delle università coinvolte e per i ricercatori e docenti che ne fanno parte.

indietro